Siamo tutti greci tedeschi
Il documento di Michel Rocard su Le Monde

Una nuova Europa dei cittadini

Il 21 luglio scorso il quotidiano le Monde ha pubblicato questo appello firmato dall’ex pemier francese Michel Rocard, con Philippe Maystadt, Miguel Angel Moratinos e Pierre Larrouturou. per rilanciare l’Europa dopo la crisi greca. Il testo di particolare interesse non era stato ancora tradotto in Italiano. Lo riproduciamo per il particolare interesse che riveste e alimentare il dibattito fra gli iscritti repubblicani sulla situazione in cui versa il nostro continente. Dapprima un lieve sollievo: l’Europa era giunta così vicina alla catastrofe che non volevamo preoccuparci dei dettagli dell’accordo. Il peggio era stato evitato: la Grecia non era stata espulsa e la zona euro non era esplosa. In apparenza e in ogni caso, l’essenziale era salvo. Ma a quale prezzo? Come non condividere le inquietudini dello “Spiegel” che vede in questo accordo “un catalogo di crudeltà” imposte alla Grecia e “un passo indietro per l’Europa” ? Come non comprendere la collera di quelle migliaia di Greci che hanno avuto l’impressioni di essere stati beffati nonostante il referendum? Dopo che i due primi piani d’aiuto al la Grecia hanno provocato la cadute del 25 % dell’attività del paese e infiammato disoccupazione e povertà senza mai diminuire il rapporto debito-PIl, chi può credere che questo terzo piano farà uscire la Grecia dalla crisi ?
Come chiudere gli occhi sulle sofferenze del popolo greco quando si vedono questi pensionati le cui provvigioni si sono abbassate del 30 % o 40 % et qui tentano di aiutare i figlio e i nipoti? Come applaudire un accordo fra contabili quando si vedono migliaia d’uomini e di donne che “soffrono sulla loro pelle” perché non possono essere più normalmente curati ? Dopo anni de sacrificio chi hanno permesso di passare da un deficit budgetario del 12 % a una leggera eccedenza come non comprendere le sofferenze e la collera del popolo greco ? Ma come non comprendere altrettanto i tedeschi qui non hanno voglia di pagare al posto loro? Questo perché i tedeschi hanno già pagato molto. Essi hanno pagato la riunificazione: quando il muro di Berlino è caduto, tutti i dirigenti europei hanno manifestato la loro immensa gioia e il loro fermo sostegno … ma la Germania si è ritrovata sola a pagare le conseguenze di una divisione imposta dai vincitori del 1945. All’inizio del nuovo secolo i tedeschi hanno pagato anche le riforme che servirono a rilanciare la loro crescita in una Europa paralizzata da una gouvernance di un’ altra epoca. E sono i tedeschi ad aver pagato più di un quarto dell’aiuto già portato alla Grecia. I tedeschi hanno già pagato due volte la disfatta europea. Et siamo certi francesi, spagnoli et belgi siano molto più desiderosi di passare nuovamente alla cassa? Noi siamo tutti dei greci tedeschi. Abbiamo desiderio di essere solidali ma nessuna voglia di pagare. Come si esce da una schizofrenia simile? Spiegando ai cittadini che la contabilità degli Stati non è la contabilità di una famiglia e costruendo in fretta una nuova Europa. Nel 1953, quando il debito della Germania è stato rinegoziato, l’insieme dei creditori accettarono di cancellare il 62 % delle somme dovute. La Germania ha così beneficiato d’una moratoria di cinque anni sul pagamento degli interessi e d’un periodo di trent’ anni pour i rimborsi, essendo d’accordo che i rimborsi potevano essere interrotti nel caso rappresentassero più del 5 % delle entrate delle esportazioni. E nessuno chiese alla Germania di lasciare l’Europa nascente, E nessun creditore francese o italiano ha visto le sue imposte aumentare per questa ragione! Perché ciò che era possibile per la Germania nel 1953 non sarebbe possibile nel 2015 per la Grecia? La Francia ha un deficit del 3,8 % del PIL e la Commissione europea ha deciso di sospendere la procedura di sanzione contro Parigi. Certo, conta la tenuta del suo debito, la Grecia deve tendere verso un saldo primario positivo ma perché imporle un eccedenza superiore al 3 % ?Si vede bene che il problema non è solamente finanziario, ma soprattutto politico: è ancora possibile che un popolo europeo scelga une politica di rottura con le politiche neoliberali? Certo, la Grecia deve realizzare delle vere riforme. Nessuno lo contesta. È urgente modernizzare lo Stato, lottare contro il clientelismo e la corruzione, rendere il regime pensionistico più sostenibile e rendere il sistema fiscale solido. A priori, è ciò che vuole fare il nuovo governo greco. Invece di provocare il caos politico e sociale nel suo paese, lasciamogli un anno i due per riuscirvi e vediamo come possiamo aiutarlo. L’Europa è ad un bivio del suo percorso. Dal 2008, si ha dato enormemente alle banche mentre i cittadini continuano a stringere la cinghia. La vecchia Europa è moribonda. Al di là di qualche misura di urgenza per evitare il caos in Grecia, è importante costruire una nuova Europa che possa ripartire con un numero più ristretto di paese, quelli che condividono la stessa ambizione sociale et democratica. Una Europa che lotti contro i paradisi fiscali e contro il fiscal dumping (la tassa media d’imposta sulle rendite è scesa al à 25% in Europa rispetto al 40 % negli Stati Uniti ). Una Europa che cessi di mettere i popoli gli uni contro gli altri e alimenti une cassa de solidarietà par i frutti di une Tobin taxe (una cooperazione rafforzata è stata lanciata da undici paesi nel 2013 per mettere in opera questa tassa sopra le traslazioni finanziarie; quando essa non era bloccata dalle lobby bancarie, consentiva ogni anno un ricavato tra i 50 e gli 80 miliardi? Una Europa che lotti contro le delocalizzazioni con un trattato di convergenza sociale. Una Europa dove i 1.200 miliardi che la Bce ha previsto di mettere a disposizione nei prossimo mesi, siano utilizzati per finanziare l’economia reale, et in particolare la transizione energetica, cosa che permetterebbe di rilanciare l’attività in France, in Germania, come in Grecia.Una Europa dalle competenze sfrondate ma dotata d’una diplomazia e d’una difesa, per poter divenire una potenza di pace. Un’ Europa democratica dove il potere non è più nelle mani delle lobby e delle tecnocrazia, ma dove il voto dei cittadini determina, ogni 5 anni, le politiche messe in opera da un governo responsabile davanti al Parlamento. Dopo il 1989, i dirigenti tedeschi – destra e sinistra insieme – affermano regolarmente che bisogna cambiare radicalmente le nostre istituzioni e costruire una Europe politique. Ma, ogni volta, i dirigenti francesi hanno fatto finta di niente. Nel maggio 2012, François Hollande aveva detto che si sarebbe battuto per cambiare l’Europa. Nella sua allocuzione del 14 luglio scorso, il presidente francese ha detto che bisognava porre un termine al governo economico della zona euro. Vista la gravità della situazione, non c’è più tempo da perdere. Se l’Europa è una famiglia, bisogna come una famiglia essere capaci di riconciliarsi e di riprendere il dialogo quando la fatica e lo sfinimento ci hanno portato a un confronto. Tutti coloro che hanno seguito i negoziati dopo sei anni e dopo altri sei mesi possono mostrare la lista degli errori commessi da una parte e dell’altra. Migliaia di greci si sentono oggi umiliati, ma migliaia di tedeschi sono stati anche umiliati quando qualcuno ha parlato dei debiti nazisti. Al posto di ruminare queste umiliazioni, invece di volerle incidere nel marmo dei trattati è urgente completare l’accordo con la Grecia per una ristrutturazione del suo debito e di lanciare una nuova negoziazione per rifondare l’Europa. Con i cittadini.

Traduzione di Riccardo Bruno

Roma, 23 luglio 2015